Vuoi un Team che funzioni? Ecco i 10 punti chiave per svoltare senza sbattere.
Se sei a capo di un'impresa o di un network di lavoro, forse ti sarai già reso conto che il gruppo è davvero il punto nevralgico per il successo o l'insuccesso della tua attività.
Questa è la conclusione, ad esempio, a cui sono arrivati alcuni imprenditori miei clienti quando hanno deciso di svoltare e mettere il turbo per entrare in maniera più spinta sul mercato.
Avevano già un'azienda sana, una macchina che funzionava, un buon controllo sui numeri aziendali e sulle performance individuali dei loro dipendenti ma, ad un certo punto, si sono accorti che questo non bastava per "graffiare" e "far male" sul serio ai loro concorrenti.
Questo lo hanno capito soprattutto quando hanno realizzato quanto, effettivamente, i clienti valutano i loro fornitori anche dal sorriso (sincero, non di facciata) che hanno (o non hanno) e dal loro stare bene, da quanto percepiscono, insomma, che stanno lavorando contenti.
E, siccome, questi imprenditori sono delle personcine che non si adagiano, hanno accettato, diciamo così, il "guanto di sfida" decidendo di lavorare col mio metodo TEAM IN 3 PASSI per far funzionare con più di una marcia in più il proprio gruppo di lavoro.
Un compito che non avrei potuto onorare al meglio (tanto che oggi, davvero, si ritrovano con quote in più di mercato rispetto a quando hanno iniziato il percorso, due anni fa) se non avessi, anzitutto, messo a fuoco i 10 elementi base per far crescere un Team aziendale (ma vale anche per i network). Senza conoscere e tener conto di questi concetti chiave, infatti, lavorare sui Team significa andare a tentoni, rischiando più volte di sbattere.
Ho deciso di condividerli con te, sperando che possano esserti utili se stai portando avanti (o hai intenzione di farlo) un lavoro per far svoltare anche il tuo gruppo di collaboratori.
1. Avere una mappa di orientamento
Per orientarsi ci vogliono delle mappe ma solo in pochi ce le hanno.
Così come non puoi pensare di arrivare in un posto dove non sei mai stato senza controllare la cartina o farti guidare dal navigatore, ugualmente è per un Team. Anche il gruppo necessita di una mappa per potersi orientare, conoscere il suo punto di partenza, capire quale è la sua destinazione e quale strada -per quel gruppo specifico- è la più adatta per arrivarci: individuare, cioè, quale percorso è più semplice, breve, fattibile, evitando di perdersi.
2. Volere tutto e subito è controproducente
Ovvero, pretendere dall’oggi al domani un Team eccellente: performante, affiatato e benestante, a tratti addirittura felice!
Una pretesa che rischia di rimanere un “sogno ad occhi aperti”: infatti, molti imprenditori e Team leader, in generale, su questo bisogno impellente di diventare strepitosi vanno a sbattere malamente il muso.
Il meccanismo è banale ma micidiale nel non lasciare scampo, se si pecca di poca attenzione.
Cosa fa spesso, infatti, chi dirige un gruppo quando ambisce a fargli fare un upgrade importante?
Semplice: comunica a chi fa parte di quel gruppo cosa si aspetta da loro, cosa devono cambiare per lavorare meglio assieme, come devono essere . Fin qui tutto ok ma, nel farlo, ci si dimentica di un piccolo dettaglio: non si tiene conto , cioè, del loro punto di partenza, ovvero del livello, delle condizioni oggettive in cui quel gruppo si trova effettivamente in quel momento.
Cioè, è come se, dopo aver perso le prime tre partite del campionato perché non siete ancora in forma fisicamente, il tuo allenatore dicesse a te e alla tua squadra che bisogna vincere lo scudetto.
Ora, di per sé, vincere uno scudetto non è impossibile. Il fatto è che se te lo chiedono nel momento in cui tu stai ancora cercando di prendere le misure coi tuoi compagni di squadra e col terreno di gioco, oltre che con la tua forma fisica, una richiesta del genere è facile che ti faccia pensare di essere inadeguato più che stimolarti. Oppure, potresti vederla come una delle classiche spacconate in cui ti chiedono di guardare alla luna sperando che tu arrivi a vedere la cima dell’albero.
Lo stesso fanno in parecchi casi i Team leader: non tengono conto che un gruppo può fare un passo alla volta e non dieci assieme come loro, idealisticamente, vorrebbero.
A questo punto, anziché migliorare il gruppo inizia a ruzzolare: il Team leader chiede troppo mentre le persone del gruppo, se possono, si tirano indietro o, comunque, provano a fare qualcosa ma senza riuscire, ovviamente, a rispecchiare le aspettative che il loro capo nutre su di loro.
Il buon senso vorrebbe che sia il Team leader ad accorgersi che la sua è una richiesta impossibile e, di conseguenza, a fare un passo indietro prima di ripartire con un obiettivo più realistico e alla loro portata. L’esperienza dimostra, però, che questo accade poche volte.
La situazione più frequente è quella in cui il responsabile del gruppo ignora queste difficoltà concrete e continua imperterrito a martellare per un po’ i membri del Team chiedendo loro di impegnarsi di più.
Il risultato è che le persone si demotivano di brutto mentre il Team leader si convince che è proprio il suo gruppo -quello solo e non altri- incapace di fare ciò che lui si aspetta.
Dopo un po’ di questo andazzo, anche lo stesso Team leader perde motivazione, abbandona i suoi sogni di gloria di vedersi a capo di un Team eccellente e ritorna ai vecchi schemi di gestione.
In sostanza, niente cambia nel modo di lavorare assieme; in più, con l’aggravante che adesso il capo è pure convinto che non si può fare nulla, che pensare di far marciare diversamente il gruppo sia pura utopia.
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3. I gruppi sanno autoregolarsi
Quando un gruppo acquisisce consapevolezza sui processi che lo guidano e su come vuole evolvere, è tranquillamente in grado di regolarsi in modo autonomo, di trovare il punto di equilibrio fra le diverse esigenze di chi lo compone, e di svilupparsi secondo un obiettivo comune. E questa è un’attitudine molto positiva da sfruttare appieno.
4. Ogni gruppo è diverso
Non esiste un gruppo identico ad un altro, non ci sono cloni che replicano esattamente le caratteristiche e i comportamenti presenti in un determinato gruppo.
Di conseguenza, pensare di applicare lo stesso modello, la stessa strategia di sviluppo per tutti i gruppi è assolutamente fuori luogo, semplicemente perché inefficace.
Per quanto si parta da un metodo valido e sperimentato, non lo si può "calare dall’alto" senza adattarlo nelle misure, nelle modalità e nei tempi alla “corporatura”, alla “stazza” specifica del gruppo in formazione.
5. Un gruppo evolve su più livelli
Non è possibile che un Team cresca solo in un ambito, senza che si modifichino, di pari passo, anche le altre dimensioni dell’essere gruppo. Il Team, infatti, cresce e fa balzi in avanti quando è sfidato a cambiare su più livelli: l’essere gruppo, l’interagire fra i membri del gruppo e il fare (ovvero, l’operatività concreta).
6. Il gruppo evolve se ci sono più vantaggi che svantaggi
Sai qual è la molla che spinge un gruppo di persone che lavorano assieme a trovare nuovi modi di interazione e nuovi punti di incontro? La molla scatta quando ciascuno dei suoi membri afferra che gli conviene, poiché si rende conto che puntare con gli altri nella stessa direzione ha per lui più tornaconto e gli prospetta più possibilità di successo rispetto a continuare a remare contro, o a pensare che non serva a niente.
7. Al gruppo serve il “qui e ora”
Non è vero che, una volta deciso o preso coscienza di qualcosa, non sia più il caso di intervenire. Pretendere che le persone di un Team rimangano costantemente focalizzate su ciò che sono, vogliono e devono fare è quasi fantascienza. La routine, le vecchie abitudini, le distrazioni fanno capolino di tanto in tanto mettendo a rischio il processo di sviluppo del Team.
Per questo, almeno finché il nuovo modo di agire e interagire non è acquisito come un processo automatico, i gruppi, per funzionare bene, hanno bisogno di essere riportati spesso al “qui e ora” e, in particolare, a concentrarsi sugli obiettivi che stanno perseguendo e a rendersi conto di dove sono rispetto a quegli obiettivi.
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8. I tempi del gruppo sono diversi rispetto a quelli dell’individuo
Un gruppo va allenato e sostenuto nel cambiamento allo stesso modo in cui ne ha bisogno l’individuo. Con una differenza, però: in genere, i gruppi hanno tempi di metabolizzazione e di generazione di nuovi comportamenti più lenti rispetto a quelli che, mediamente, impiega una persona da sola.
Perciò, chi guida un Team dovrebbe rilassarsi rispetto ai suoi tempi di evoluzione, senza farsi prendere dall’ansia di voler arrivare subito al dunque di vedere le persone comportarsi e agire diversamente. Se si interviene troppo presto per correggere i processi che danneggiano i risultati, si corre il forte rischio di inibire delle dinamiche di gruppo importanti, prima che abbiano modo di emergere. Con la conseguenza di rallentare la capacità del gruppo di autoregolarsi grazie proprio a quelle dinamiche stroncate prima di nascere.
9. Ai gruppi servono anche feedback esterni
Per lo più e in prima battuta, devono essere lo stesso Team leader e le persone interne al gruppo a prendere coscienza di come funziona il proprio gruppo, di cosa fa bene e cosa meno, di come desidera cambiare.
Ma, in alcuni momenti, questo può non bastare: sono i momenti e le situazioni in cui il gruppo, per superare dei punti critici, ha bisogno anche di un feedback esterno. Ovvero, ha bisogno di capire come una persona esterno vede e vive quello che succede dentro al gruppo.
Questo accade quando una terza persona si prende l’impegno di “leggere il gruppo” così come si presenta, così com’è e agisce e riporti poi quanto osservato al Team. A volte, infatti, alcune consapevolezze e situazioni son troppo impegnative per essere discusse onestamente e con distacco stando dentro al gruppo.
In questi casi, l’osservatore esterno, se ha dimistichezza e competenza nell’offrire al gruppo quello che ha osservato, porta valore aggiunto e accelera gli step per migliorare ciò che non funziona come dovrebbe.
10. Non basta sapere, serve anche agire
Prendere consapevolezza degli errori, dei comportamenti inefficaci, è una bellissima cosa. Guai se non ci fosse, perciò!
Ma attenzione: se a questa consapevolezza non si accompagnano dei cambiamenti concreti, questo sapere servirebbe a ben poco e, anzi, forse porterebbe solo malessere gratuito. Infatti, l’obiettivo di osservare il gruppo, e di osservarsi reciprocamente preso dai membri del gruppo, ha senso solo se ha la finalità di sostenere, dare il via ad un cambio di passo.
Altrimenti, rispetto alla consapevolezza sterile, forse meglio la beata ignoranza!
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Con questi 10 concetti ben chiari in mente, hai già buone possibilità di rafforzare il tuo Team o network evitando di commettere passi falsi.
Naturalmente, per trasferire questo in un Team serve anche un ordine, un libretto di istruzioni, un manuale dove siano elencati con chiarezza e precisione i passi da fare. Ma, bada bene, nessun libretto è uguale ad un altro: ogni team aziendale, l'avrai capito, necessita infatti del suo libretto specifico.
Per questo, con TEAM IN 3 PASSI, questo libretto per dare ordine a ciò che c'è da fare diventa molto più facile da costruire: infatti, il metodo guida, aiuta a stare sul pezzo, a non perdersi lasciando però piena autonomia al Team leader e al suo gruppo.
E questo, in tempi in cui sono in molti a volerti dire cosa è meglio per te, a volerti dare la ricetta infallibile, dal mio punto di vista non è cosa da poco. Tu che ne pensi?
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