“Empowerment” o empoverment?
"Dottò, lo sa che qui da noi si fa empoverment?"
Con questa battuta, il mio corsista ha appena stroncato una mattinata di corso sul ruolo del dirigente: il tema del modulo era proprio l'Empowerment (questa volta scritto con la "W" e pronunciato in inglese, invece che in italiano), ovvero l'attività di sviluppo dei collaboratori per aiutarli ad aumentare il loro potenziale ed essere più soddisfatti di sé e della propria vita (e rendere di più sul lavoro, ovviamente).
Questa battuta di qualche anno fa, messa tra i ricordi delle mie "risate in azienda", mi ha permesso di capire che i corsisti, in quel caso, avevano compreso il concetto di Empowerment e che erano anche consapevoli del percorso ancora da fare presso la loro realtà.
Ma cosa è l'Empowerment?
Nessuno in Italia ha coniato una parola che desse una traduzione soddisfacente di Empowerment. Diversi esperti italiani di formazione all'empowerment, hanno coniato il termine "possibilitazione", bruttissimo da sentire.
L'empowerment è, in sostanza, l'azione di recupero o di ampliamento del senso del potere personale. Questa azione può essere portata avanti in azienda con programmi di coaching, couseling, outdoor training e formazione esperienziale, Pnl, e anche attraverso una relazione costante e aperta tra capo e collaboratore, dove l'obiettivo (condiviso) è la crescita personale e professionale del collaboratore.
L'empowerment si basa su alcuni principi sullo sviluppo e sull'uso del proprio "potere personale" (o "potere interno"):
- la fiducia di possedere e saper usare le migliori risorse per affrontare le diverse situazioni (autoefficacia),
- il far leva rispetto alle diverse situazioni o desideri su ciò che dipende da sè (internal locus of control o, in italiano, collocazione interna della causalità),
- il sentimento di speranza (o speranzosità), cioè la tendenza a pensare che il futuro possa riservare qualcosa di meglio,
- il fatto di concentrarsi, quando si pensa e si agisce, sulle risorse e sulle opportunità, invece che sui vincoli e sulle criticità (pensiero positivo operativo),
- il fatto di essere/sentirsi protagonisti e artefici della propria vita (responsabilità).
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Come applicare l'empowerment per te stesso e per la tua azienda
Una cosa è dare un suggerimento, un'altra è trasferire un sistema complesso, in poche righe: non voglio trasformarmi in uno di quei coach che millantano metodi per rivoluzionare in pochi minuti (e miracolosamente) la tua vita.
Voglio, invece, darti tre input, per iniziare a far tuo l'approccio all'empowerment:
- Quale, tra i principi che abbiamo visto, applichi già (o applichi più spesso)?
- Quale, invece, non applichi ancora (o applichi meno)?
- Alla luce di queste prime due domande, quale potrebbe essere la modifica più semplice da introdurre nel tuo modo di pensare e di agire? In che modo la introdurrai e con quali risultati?
Perché queste domande (soprattutto la terza)? Perché, sempre per i principi dell'empowerment, immaginare che qualcosa, in futuro, avvenga, ci aiuta a farlo accadere.
Quindi... buona riflessione!
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