Parli la stessa lingua di chi ti ascolta?
"Non mi ascolta"
"Non riesco a farmi capire"
"Non vuole capire"
Se c'è una cosa di cui spesso sento lamentarsi gli imprenditori e i responsabili aziendali che incontro è la difficoltà che hanno nel riuscire a farsi capire dai propri dipendenti e collaboratori, far afferrare correttamente il concetto ciò che stanno esprimendo.
In alcuni casi, infatti, tu dici fischi e loro capiscono fiaschi; altre volte, nonostante tu gli abbia spiegato o chiesto la stessa cosa più e più volte, il dipendente continua a fare a modo suo; talvolta, invece, ti trovi davanti persone che partono prevenute davanti ad ogni cosa di cui gli parli; alcuni collaboratori non perdono occasione per polemizzare mentre altri mettono sempre le mani avanti e tirano fuori problemi anche quando gli chiedi di spostare di una virgola la loro routine.
Ti riconosci in qualcuna di queste situazioni?
Quando ciò che dici non viene compreso o resta lettera morta o genera resistenze, è normale che tu possa essere portato a pensare che questo sia dovuto alla poca disponibilità del tuo dipendente a voler ascoltare, capire ed eseguire.
Ma prima di tirar fuori conclusioni affrettate o di incolpare gli altri, ti invito a considerare questa premessa fondamentale su cui si basa ogni forma di comunicazione, vale a dire:
il significato della comunicazione è dato dalla risposta che si ottiene
La comunicazione ha il suo codice. Sei attento a questi 4 punti?
Se sei a capo di un'azienda o di un Team di lavoro, portare risultati positivi nella tua attività e lavorare serenamente senza spandere parole al vento e farti il sangue amaro a causa di incomprensioni e malumori credo sia una delle cose che ti premano di più.
Ciò che sto per dirti potrà esserti molto utile, perciò: sto per spiegarti, infatti, a cosa devi prestare attenzione se vuoi avere la garanzia di parlare con il tuo collaboratore usando effettivamente il suo stesso codice. Ricordati che, ogni volta che parlate lingue differenti, il prezzo da pagare sono tutti i rallentamenti e i disagi pratici e di relazione di cui ogni imprenditore e responsabile aziendale farebbe volentieri a meno!
Ma in cosa consiste esattamente il codice della comunicazione?
Se vuoi essere sicuro di comunicare usando lo stesso codice di chi ti ascolta, devi tenere conto e allineare assieme questi 4 elementi.
- LE PAROLE CHE USI -
Ciascuno di noi attribuisce un proprio significato alle cose.
Ad esempio: può darsi che per te "ascoltare" equivalga anche a "eseguire gli ordini"; quindi, quando tu dici che vuoi essere ascoltato, in realtà, vuoi dire anche che ti aspetti che ciò che hai detto venga eseguito. Per il tuo dipendente, però, magari "ascoltare" significa semplicemente "ascoltare ciò che dici" senza che che ciò implichi necessariamente il fatto di doverlo mettere in pratica.
Oppure, potrebbe capitarti che, convinto di aver già spiegato bene qualcosa, tu dia per sottintese alcune informazioni che non lo sono, invece, per il tuo interlocutore. Va da sé che sarà ben difficile ottenere i risultati che avevi in mente: semplicemente, il vostro codice della comunicazione non era lo stesso. Perciò, ti chiedo:
sei sicuro di parlare sempre la stessa lingua di chi ti ascolta?
- IL TONO CON CUI PARLI -
Ciò di cui parli o che chiedi ha un peso differente anche a seconda del tono con cui moduli la voce. Può bastare un tono meno convinto del solito (e a volte questo capita quando chi parla non è egli stesso convinto al 100% di ciò che sta comunicando) per far sì che - a livello inconscio - il tuo dipendente recepisca che gli stai parlando di qualcosa di poco importante. Peccato, però, che tu volessi trasferire tutt'altro come messaggio! Domanda:
quanto sei attento al timbro di voce che usi?
- IL LINGUAGGIO DEL TUO CORPO -
Immagino tu sappia già che, quando ascoltiamo un'altra persona, il senso del messaggio lo ricaviamo per lo più (per il 55%, per l'esattezza) dagli aspetti non verbali che usa: gesti, mimica facciale, postura...
Tradotto: prima e più che coi contenuti, comunichiamo col corpo.
Una scena tipo, ad esempio, è quella del dirigente intento a sfogliare il giornale o a buttare l'occhio al cellulare più che a guardare in faccia il collaboratore con cui sta parlando. Cosa puoi obiettare al dipendente "semi trasparente" se dovesse dar meno peso al valore del messaggio che gli arriva dal suo capo?
interpreta come quel dipendente "quasi trasparente" qualora decidesse di interpretare come di minor valore il messaggio del suo responsabile? Anche qui, ti chiedo:
quando parli, guardi negli occhi chi hai davanti? Sei presente o con la testa da un'altra parte?
- I TUOI COMPORTAMENTI -
La coerenza fra ciò che diciamo e il modo in cui agiamo ha un effetto ugualmente importante a livello pratico. Ecco perché essere congruenti è così determinante per mantenere e accrescere la propria autorevolezza come leader.
D'altronde, che credibilità avrebbe per te un capo se, dopo aver catechizzato i collaboratori sui modi e i tempi entro cui eseguire un compito importante, tralasciasse poi di verificarne l'esecuzione, nonostante avesse assicurato un suo controllo costante durante i vari step? Chiediti:
le mie azioni riflettono ciò che dico?
COMUNICAZIONE V.E.R.A. Capo-Collaboratore
Come parlare con ogni dipendente senza che le tue parole cadano nel vuoto ma "portino acqua allo stesso mulino"
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Imparare a trattare con gli altri si può. E devi, se aspiri a star bene e raggiungere i tuoi obiettivi.
Questi sono solo alcuni esempi fra i tanti di comunicazione inefficace che capitano ogni giorno al lavoro: nei colloqui fra capo e collaboratore, o anche fra colleghi.
A questo punto, avrai capito quanto sia decisivo "parlare la stessa lingua" e quanto, però, non sia così scontato avere lo stesso codice. Sai perché succede? Perché, ahimè:
quando si comunica, fraintendersi è facile
Questo dovrebbe tranquillizzarti sul fatto che non sei l'unica mosca bianca incompresa che non riesce a farsi comprendere. D'altro canto, però, siamo esseri sociali e, come tali, il bisogno (e il piacere) di comunicare ci appartiene naturalmente.
Tutti sappiamo, difatti, quali e quanti vantaggi ci porta vivere in modo sereno e costruttivo le relazioni; sia in termini di benessere che di risultati che un rapporto aperto e leale può permetterci di raggiungere. E naturalmente, credo che a chiunque faccia gola l'idea di riuscire a trattare con gli altri senza dover battagliare con mummie o, peggio ancora, guardandosi le spalle da potenziali nemici.
Come arrivare a cavarsela bene con le persone, perciò?
Come coach, non ho ricette magiche da svelarti. Mi spiace ma, nella mia esperienza, non ci si sveglia perfetti comunicatori dalla sera alla mattina.
Eppure, molte volte, in ormai 25 anni di lavoro sulla comunicazione in aule e aziende, ho visto accadere dei "miracoli" in relazioni di lavoro (e non) fino a poco tempo prima intrise di attrito o avvolte nel muro di gomma dell'incomunicabilità.
Come è potuto accadere? Ogni volta che qualcuno, forse perché esasperato o solo perché curioso, ha deciso di mettersi in discussione in prima persona mettendo in discussione anche i suoi soliti schemi di relazione, automaticamente ha aperto una breccia per considerare sotto una nuova luce i suoi rapporti con gli altri. Quando questo accade, la persona afferra il passaggio chiave che, nel tempo, la porterà ad applicare schemi nuovi di comunicazione, decisamente più funzionali e soddisfacenti, perfezionando il suo approccio man mano.
Ecco: lo studio -e soprattutto la pratica- su ciò che davvero serve per comunicare realmente è la scorciatoia migliore che io conosca per aprir bocca tranquilli, sicuri che le proprie parole non andranno disperse o, peggio ancora, che si ritorcano contro.
Ne hai abbastanza di fare la guardia ai tuoi dipendenti?
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