Mondiali Russia 2018: vince la squadra
Il campionato mondiale di calcio Russia 2018 si è concluso con dei risultati in parte inattesi: fatta eccezione per la Francia (vincitrice del torneo) tutte le squadre più blasonate, sulla carta favorite, e con loro quasi tutti i più grandi campioni del calcio a livello mondiale sono stati eliminati.
La Germania, campione del mondo della scorsa edizione, è tornata a casa al primo turno, seguita, di lì a poco, da molte altre nazionali di prestigio: l'Argentina con il suo super campione Messi; il Portogallo di Cristiano Ronaldo; il Brasile e i suoi calciatori di primissimo livello...
Come è stato possibile questo? Cosa non ha funzionato?
E, soprattutto, cosa ci insegna la grande sorpresa della Croazia finalista?
In queste settimane "mondiali", mi son divertito a guardare parecchie delle partite disputate (molte delle quali davvero combattute e avvincenti): inevitabilmente, ho maturato delle riflessioni sulle dinamiche di team working messe in campo dalle diverse formazioni.
E' il team che si impone, a dispetto dei grandi campioni
Dalla Svezia al Giappone, al Belgio, all'Uruguay, fino appunto alla stessa Russia e all'incredibile Croazia, queste squadre mi hanno impressionato per il loro gioco vivo, organizzato e dinamico.
Mi ha impressionato il loro forte spirito di squadra, l'orchestrare coeso e quasi sempre all'unisono dei giocatori, sia in difesa che nelle azioni offensive.
E, assieme a questo, una grande, evidente motivazione verso l'obiettivo, verso la vittoria, che ha spinto questi team a impegnarsi e a crederci, senza demordere, fino alla fine.
Il Giappone, ad esempio: una squadra senza "geni" del calcio ma capace di applicare schemi di gioco insoliti e, spesso, audaci, sconfitto solo all'ultimo munito dal Belgio, dopo una bellissima partita.
Belgio, fra l'altro, che si è dimostrato a sua volta un grande collettivo, determinato a rincorrere la vittoria fino all'ultimo secondo di gioco.
Motivazione grazie a cui, infatti, le furie rosse hanno avuto la meglio sul favoritissimo Brasile che, in campo, piuttosto che un'orchestra si è mosso come un gruppo di solisti, spesso non "impegnati a suonare" lo stesso spartito.
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Le favorite (e i grandi campioni) escono di scena: perché?
Insomma, tolta la Spagna (per la quale va fatto un discorso a parte, visto il cambio di CT a soli due giorni dall'avvio dei Mondiali), le grandi nazionali hanno fallito o si sono fermate molto prima del previsto.
Non per grandi demeriti, alla fine.
Semplicemente, perché sono meno "gruppo" e si affidano soprattutto ai grandi campioni ma con poco "gioco di squadra" e con poca organizzazione tattica (ovviamente, con le dovute differenze da squadra a squadra).
Nel team, un leader c'è sempre
Guardando le quattro finaliste (Francia, Croazia, Belgio, Inghilterra), appare ovvio che in ogni team un punto di riferimento c'è sempre.
Ma appare anche chiaro che nessuno dei campioni presenti offusca i compagni: tutti si dedicano al gruppo e giocano, lottano insieme per vincere.
Ma allora perché, nei loro Club di appartenenza, le grandi stelle del calcio brillano così tanto?
Forse, perché dietro di loro, in questo caso, ci sono delle grandi squadre.
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