Le 3 domande da cui non puoi prescindere per motivare un dipendente
Tutti i tuoi collaboratori corrono come dei treni e si danno da fare allo stesso modo?
A meno che i tuoi dipendenti non siano dei robot, immagino questo non accada neanche nella tua organizzazione. La domanda può sembrare, perciò, all'apparenza scontata ma nasconde, in realtà, un'insidia; e, infatti, se andiamo a vedere i fatti, in molte aziende ci si comporta come se i dipendenti fossero dei robotini programmabili tutti allo stesso modo.
Questo succede perché, molte volte, chi dirige tende a trattare i suoi collaboratori come se fossero tutti uguali: li immagina spinti dalle stesse aspettative, dagli stessi desideri, e si aspetta gli stessi comportamenti e gli stessi risultati da parte di tutto il personale.
Questo, però, significa travisare e ribaltare (a proprio danno) quello che, invece, è il presupposto chiave della motivazione:
ogni persona è diversa rispetto a tutte le altre e ha bisogno di essere trattata in modo diverso rispetto a tutte le altre.
Curare la relazione con ogni collaboratore porta vantaggi, non v'è dubbio. Non passa giorno che non si levino voci autorevoli dal mondo economico, imprenditoriale e della formazione a ribadire l'importanza delle soft skills; le competenze relazionali e manageriali sono considerate ormai il primo fattore strategico per il successo di un'azienda, infatti.
Curare la relazione, quindi, va bene ma solo se si ha l'accortezza di essere flessibili per trattare ogni persona nella sua specificità, per come è, e cioè in modo diverso da come si trattano le altre.
Perciò, se sei un imprenditore, un dirigente o un Team leader, è da questo concetto che dovresti partire ogni volta che devi o vuoi interagire con un tuo collaboratore. Questo ti aiuterà a tirar fuori il meglio da ogni singola persona del tuo staff, evitando facili paragoni e livellamenti con il resto del personale.
Per quanto il concetto sia valido e interessante, siamo ancora nel campo teorico, però.
Infatti, a te, giustamente, serve capire soprattutto cosa puoi fare in pratica affinché questo approccio ti aiuti a portare risultati concreti al lavoro grazie a collaboratori disposti a dare il massimo.
Ci sono 3 domande davvero utili che ti daranno una grossa mano per capire come agire in modo corretto a livello motivazionale con ciascun dipendente. Ti invito a considerarle con attenzione perché sono un passaggio fondamentale se vuoi ricondurre anche a tuo vantaggio le motivazioni già presenti fra le persone del tuo Team.
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1. Cosa può demotivare quella singola persona (lei e nessun’altra)?
Si, hai capito bene, ti sto chiedendo cosa la demotiva, non cosa la motiva. E non a caso.
Questa è la domanda più importante, quella a cui prestare più attenzione, infatti.
Il motivo è semplice: ciascun essere umano ha già le sue motivazioni, quindi anche ciascun tuo dipendente ha le sue.
L’errore più frequente che si fa, però, è quello di non tenerne conto; quando questo accade, il dipendente, sentendosi incompreso o, peggio, giudicato, crea resistenze e rema contro. Anziché sfruttare l’energia positiva propria della sua motivazione, che già di per sé la persona potrebbe mettere a disposizione per migliorare le sue prestazioni lavorative, si finisce così per demotivare.
A questo proposito, ricordo ancora molto bene il caso di un dirigente
di un ente pubblico che, durante un mio corso, non si capacitava del fatto che un suo impiegato, addetto allo sportello, non si sentisse gratificato per il fatto di svolgere un servizio utile per la collettività.
Così gli ho chiesto: “Ma questo impiegato, il suo lavoro lo fa bene?”; e il dirigente: “Sì, certo, ma non ha quello slancio, quella passione che…”. Interrompendolo, gli ho risposto: “Allora, che problema c’è? Che ti frega? Semplicemente, ha motivazioni diverse dalle tue!”.
Tieni a mente questo concetto semplice semplice: è più facile demotivare che motivare. Quindi, meglio concentrarsi per sfruttare a vantaggio dell’azienda le motivazioni che uno già ha.
2. Su che cosa posso puntare e cosa posso dare a quella persona per premiarla per ciò che già fa e ha già fatto?
C’è un’altra abitudine frequente in uso nelle organizzazioni: dare per scontato ciò che il collaboratore fa, senza riconoscerlo, sullo stile “hai fatto solo il tuo dovere”.
Ora, se è pur vero che il lavoratore, per contratto, si è assunto degli impegni che deve onorare, ti posso garantire che, nel tempo, ricevere riconoscimenti e rinforzi positivi riguardo ai compiti che sta svolgendo porta un gran beneficio alla sua motivazione e alla tua azienda.
Chi vede apprezzato il suo lavoro, è stimolato a migliorarsi e prodigarsi per raggiungere risultati più performanti, stanne certo. Per cui, il mio invito è: non lesinare apprezzamenti e riconoscimenti sinceri ai tuoi collaboratori per ciò che di positivo stanno già facendo.
3. Cosa posso fare per spronare quella persona a fare/dare ancora di più?
In questo caso, si tratta di capire su quali aspetti si può fare leva per stimolare e coinvolgere maggiormente quel singolo collaboratore. In genere, si tratta di stimoli, motivazioni che spesso e volentieri non hanno solo a che vedere con aspetti materiali.
Ad esempio, a molte persone, al di là del premio concreto, piace pensare di avere delle sfide da affrontare, piace l’idea di sentirsi autonomi in ciò che fanno, piace poterci mettere del loro e poter usare la propria creatività, altri trovano entusiasmante l’idea di poter migliorare in qualcosa. Ed anche, non neghiamocelo, ci sono persone che si muovono quando sentono di correre un rischio, di dover scampare un pericolo.
Per questo, un bravo Team leader dovrebbe essere capace nel capire quale leva mette in moto velocemente e con più grinta ogni collaboratore. Non si tratta di trasformarsi in indovini, veggenti o psicologi ma di prestare attenzione alla persona con l'osservazione, l'ascolto e le domande giuste. Un’abilità (una soft skill, appunto) che si può via via imparare e che diventa una chiave importante per portare acqua al proprio mulino e far funzionare meglio l’azienda.
La sfida per imprenditori e Team leader: cambiare atteggiamento anziché cambiare la testa dei propri collaboratori
Perciò, se c'è un compito oggi da cui imprenditori e Team leader non possono esimersi è proprio quello di rendere il lavoro stimolante per ogni persona del proprio Team. Non è una sfida semplice, mi rendo conto, specie considerato che, per anni, l'atteggiamento prevalente è stato quello di pretendere lavoratori motivati per contratto, solo dallo stipendio.
Richiede un cambio di mentalità, anzitutto, e poi l'umiltà e la voglia di mettersi in gioco, imparando a cambiare atteggiamento. Ma non è una sfida impossibile, tutt'altro! Si vince non cambiando la testa delle persone ma volgendo a tornaconto anche dell'azienda ciò che, nella loro testa, dà senso e significato alla loro vita e a ciò che fanno.
Una strada che, chi guida, deve necessariamente imboccare se non vuole perdere il contributo prezioso di tanti collaboratori che, presi per il verso giusto, saranno invece ben felici di fare la propria parte per far stare a galla e navigare in acque tranquille l'azienda in cui lavorano.
Credi impossibile che tutto fili liscio se solo osi distogliere un attimo gli occhi dal tuo gruppo?
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